La città non riesce a uscire dal vortice della crisi immobiliare, soprattutto dopo il Covid. Solo nell’ultimo anno sono stati demoliti o venduti circa 10.000 alloggi comunali in tutta l’Inghilterra, con il 20% di essi situato a Londra, mentre il Dipartimento di livellamento, case e comunità ha riportato che 1,2 milioni di persone sono in lista d’attesa per ottenere un appartamento.

Negli ultimi tempi, gli affitti mensili nella capitale (a Londra sono quasi il doppio della media nazionale) sono aumentati di quasi un terzo rispetto al picco della pandemia, portando il costo medio pubblicizzato a un nuovo record di 2.631 sterline (circa 2.458 euro), secondo quanto riportato dal portale immobiliare Rightmove. Considerando che il reddito familiare medio si attesta a 3.066 sterline mensili, o 36.800£ annui, più dell’85% dei guadagni familiari è ora destinato al pagamento dell’affitto.

Questa situazione sta spingendo giovani inquilini e famiglie ai margini di Londra e oltre. Come riportato dallo Standard, «Winkworth (tra i principali agenti immobiliari) ha segnalato un aumento del 20% nel numero di inquilini che si trasferiscono da Londra a Reading, ma anche a Newbury e persino a Northampton». Secondo il Guardian nel 2022 il 40% degli affittuari a Londra ha abbandonato la propria casa. Ciò ha un impatto significativo sulla vitalità della città, soprattutto considerando che la Brexit ha già contribuito a ridurre drasticamente la popolazione.

Negli ultimi quattro anni, sono sorti moltissimi complessi abitativi, finanziati principalmente da società immobiliari come L&Q, che si dedicano alla riqualificazione di aree urbane dismesse, creando appartamenti con una, due o tre camere da letto. I prezzi di queste abitazioni sono estremamente elevati, spesso si tratta di case situate nella quarta zona, dove un biglietto della metro giornaliero costa 12£ e un abbonamento mensile 190£ o più. Gli affitti per questi appartamenti variano dai 1.800£ ai 3.500£.

Gaia Palezzo, 32 anni, pasticcera bolognese residente a Londra dal 2016, spiega: «Ho affittato sette case da quando mi sono trasferita nel Regno Unito, e devo dire che quelle gestite dalle agenzie sono state le peggiori. Ho avuto problemi respiratori a causa della muffa bianca, altamente tossica, ma nessuno ha preso provvedimenti. Il consiglio comunale degli affittuari di Londra non è stato di grande aiuto, ma grazie a Renters Rights for London sono riuscita a recuperare il mio deposito».

Renters Rights for London è una rete fondata nel 2019 da Portia Msimang che si occupa di prestare aiuto a persone bisognose e accorcia i tempi di risposta che potrebbe avere una richiesta tramite il consiglio comunale: «Attualmente, il problema dei proprietari e degli agenti che applicano tasse illegali è molto diffuso. Cercano di addebitare agli inquilini costi relativi a riparazioni che sono in realtà di competenza del proprietario, oppure richiedono importi non specificati nel contratto di locazione».

La percentuale di individui in povertà a Londra quasi raddoppia quando si considerano i costi abitativi, passando dal 14% al 25%. Una soluzione potrebbe essere la reintroduzione dei controlli sugli affitti, inizialmente implementati come misura di emergenza nel 1915 e mantenuti in varie forme fino al 1989. Attualmente, oltre 90.000 delle vecchie locazioni regolamentate sono ancora in vigore, gli inquilini regolamentati non possono essere sgomberati con la stessa facilità di altri. In effetti, Sadiq Khan, sindaco di Londra, ha sollecitato la devoluzione dal governo centrale dei poteri necessari per introdurre i controlli sugli affitti, ma senza successo.

«Non è stata proposta una riforma significativa del sistema abitativo da parte di qualsiasi partito politico – lamenta Msimang – Molti sembrano più inclini a promettere una riforma del sistema di pianificazione urbana, presumendo che un aumento dell’offerta di case sia la soluzione, ma questo non risolve il problema, come dimostra il fatto che il quartiere di Wandsworth, a sud-ovest di Londra, abbia ancora quasi 12.000 famiglie in lista d’attesa per gli alloggi comunali, nonostante siano state costruite oltre 12.000 nuove unità abitative solo a Nine Elms».

Un altro grande problema della crisi immobiliare inglese, e nello specifico londinese, è la messa in atto dell’articolo 21 nel maggio 2023, che stabilisce che i proprietari di casa possono avvalersi di riscuotere la loro proprietà in ogni momento e per ogni motivo con al massimo due mesi di preavviso. Avrete tutti sentito parlare della mamma italiana che a ottobre 2023 si è vista arrivare il proprietario di casa con tanto di polizia a scardinare la porta con la scusa che «i vicini si lamentano per il bambino che piange di notte», ma la storia di questa giovane mamma è solo la punta dell’iceberg.

Come racconta Peter Birtwhistle, 45 anni, capo cantiere: «Vivevo in affitto a 1.200 sterline al mese in quarta zona, la casa presentava problemi di muffa al quanto gravi, dopo numerose segnalazioni all’agenzia un giorno il proprietario si è presentato con la polizia mandando via me e mia moglie, la legge 21 è un oltraggio alla persona».