Il Ponte sullo Stretto trema. Il progetto di collegamento tra Calabria e Sicilia, che ha un grande sponsor nel ministro delle Infrastrutture Salvini, è da rivedere in modo significativo: a certificarlo la Commissione tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale-Via e Vas, cioè l’organismo del ministero dell’Ambiente, che ha presentato una richiesta di integrazioni documentali e istruttorie alla società Stretto di Messina Spa che tocca ben 239 punti. L’organismo chiede che l’azienda presenti approfondimenti «al fine di procedere con le attività istruttorie di competenza». Non è una bocciatura, ma nel dettaglio si dovrà andare a rivedere elementi che riguardano l’impatto ambientale (155), l’incidenza (66 osservazioni, che riguardano aspetti metodologici e di carattere generale, vegetazione e flora, ambiente marino, biodiversità e fauna), 16 punti sono legati al Piano di utilizzo delle terre e due, infine, le verifiche di ottemperanza.

L’ad della Società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha commentato: «Nessun passo falso, anzi, un altro importante passo avanti per la realizzazione del Ponte» mentre, secondo le associazioni ambientaliste, si tratta di una «falsa partenza» e di una «farsa». Questo il commento all’apertura della Conferenza di servizi: «La grande novità – spiegano – è che, dopo 21 anni di studi e di progettazioni inconcludenti, tantissime sono le richieste di integrazione al cosiddetto progetto definitivo 2024». La chimera del Sud da cinquant’anni è ancora tale. «Il progetto definitivo del Ponte non sta in piedi, i sindaci ne traggano le conseguenze», dicono ambientalisti e comitati, confortati anche dei pareri negativi dei comuni di Villa San Giovanni e Messina e delle città metropolitane interessate. «Dopo questa ennesima bocciatura – affermano, tra gli altri, Italia Nostra, Legambiente e Wwf – non si dovrebbe più dare credito alla società e al general contractor Eurolink (capeggiato da Webuild)».

Di fronte al parere favorevole del ministero della Cultura, le associazioni parlano della «demolizione del progetto» che è contenuta nelle 534 pagine di contestazioni e controdeduzioni redatte da un gruppo di lavoro di 38 esperti, tra cui 12 sono i docenti nelle diverse materie ambientali di 9 diversi atenei (Università di Firenze, Napoli, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Roma La Sapienza, Torino, Iuav di Venezia, Politecnico di Milano), osservazioni inviate l’11 aprile scorso dalle associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Mediterranea per la Natura e Wwf) e dai comitati cittadini messinesi (Associazione Invece del ponte e No Ponte Capo Peloro) nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale-Via.

Comitati e associazioni attaccano anche Salvini: «Come ministro e vicepresidente del Consiglio difenda l’interesse pubblico ed eviti l’abbraccio soffocante e inconcludente con SdM Spa ed Eurolink. Come capo della Lega, ripieghi la bandiera elettorale del Ponte, sventolata invano, in vista del voto per le europee». Attaccano il gioco perverso che ha consentito a Eurolink di incassare gran parte dei 312 milioni di euro spesi nel solo periodo 1981-2013 dalla Stretto di Messina Spa in studi e progettazioni e i 26 milioni di euro per la realizzazione dell’inutile bretella ferroviaria di Cannitello. Tra la voci contrarie anche quella del sindaco di Messina, Federico Basile: «Avevamo progettato e disegnato la nostra “rinascita” senza il Ponte. È questo il tema politico. Non possiamo rischiare che ci affossino questa rinascita». Basile ha ricordato che secondo gli esperti della città metropolitana il Ponte comporterebbe «la fine della riserva naturale di Capo Peloro» e «una seria compromissione dell’ecosistema». Un Ponte contro lo Stretto.