Competitività e mercato unico, ma anche lo scenario di guerra in Medio Oriente. Sono i temi in agenda al Consiglio europeo straordinario in programma oggi e domani. Ma prima del vertice istituzionale di oggi, Bruxelles ne ha ospitato uno politico ieri, interrotto però poco dopo essere iniziato. Si tratta di National Conservatism, la conferenza che riunisce annualmente le 50 sfumature di nero del continente, che prevedeva la presenza del premier ungherese Viktor Orbán, oltre all’estremista francese Eric Zemmour che si è trovato l’ingresso sbarrato, alla vecchia gloria dell’eurofobia Nigel Farage e all’ex primo ministro polacco Morawiecki. Le sonore proteste del movimento antifascista bruxellese e l’intervento degli amministratori locali per evitare «disordini pubblici» hanno portato alla chiusura anticipata della kermesse da parte delle forze dell’ordine. «Qui l’estrema destra non è benvenuta», ha commentato Emir Kir, sindaco di Saint-Josse, municipio di Bruxelles dove l’evento era ospitato, spiegando di aver emesso «un’ordinanza da sindaco» d’intesa con la questura.

Furioso il premier ungherese che su X paragona il Belgio ai paesi comunisti «che non possono sopportare la libertà di parola» e minaccia: «Non ci siamo arresi allora e non lo faremo neanche questa volta». «Annullare eventi o impedire la partecipazione è dannoso per la libertà di parola e per la democrazia», ha commentato anche un portavoce del gabinetto del premier britannico Rishi Sunak. Giorgia Meloni si è detta «incredula e sgomenta» e ha riferito di aver chiesto al primo ministro belga Alexander De Croo di «seguire quanto sta accadendo». E De Croo ha definito l’episodio «inaccettabile e incostituzionale».

Sempre ieri è arrivata la rinuncia all’incarico da parte del protagonista del «Piepergate», la nomina dell’eurodeputato Ppe tedesco Markus Pieper a inviato Ue per le Pmi. Scelto per favoritismo politico e non per merito (Pieper è popolare e Cdu come von der Leyen), avevano accusato alcuni commissari Ue e l’Eurocamera che ha votato per chiederne le dimissioni. «Bene così, l’Ue deve sempre garantire trasparenza», commenta su X il francese Thierry Breton, feroce critico di Ursula. «Lui ha boicottato il mio incarico abusando politicamente della sua posizione», gli risponde Pieper. Capitolo forse chiuso, polemica no.

Dopo questa vigilia agitata, oggi a Bruxelles si terrà l’ultimo vertice prima delle elezioni che doveva in origine occuparsi solo di temi economici e dell’agenda strategica per gli orientamenti politici dei prossimi anni, compresa la relazione sulla competitività di Draghi e quella sul mercato unico stilata da Letta che sarà presentata domani. Ma l’attualità ha preso il sopravvento. Dell’ulteriore crisi in Medio Oriente discuteranno i leader europei a partire dal pomeriggio.

Nella bozza di conclusioni del Consiglio è stata inserita la condanna «ferma e inequivoca» dell’attacco iraniano a Israele, insieme all’invito all’Iran e ai suoi alleati a «cessare completamente i suoi attacchi». Contestualmente si invitano «tutte le parti a esercitare la massima moderazione e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare le tensioni». Si riflette su possibili sanzioni contro Teheran, ma la questione potrebbe essere definita nel Consiglio Esteri di lunedì prossimo. Di «rispettare il diritto internazionale» ed «evitare azioni che possano aumentare le tensioni» parla anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.