Venti giorni di mobilitazioni contro la campagna «Mare Aperto 2024». I collettivi delle 13 università coinvolte nel programma della Marina militare, che prevede esercitazioni di guerra nel Mediterraneo, hanno aperto ieri un altro fronte nella lotta contro la militarizzazione della ricerca che si aggiunge alla richiesta di sciogliere ogni legame tra atenei e industria bellica.

Se le prime due edizione del tirocinio erano passate in sordina, quest’anno non poteva non passare per una «provocazione» rispetto alla mobilitazione internazionale degli studenti contro le guerre. «Questo bando dimostra ulteriormente il legame strutturale con la guerra che le nostre università presentano, soprattutto nell’ambito della giustificazione ideologica che sta portando i nostri paesi a impegnarsi sempre di più nei teatri di guerra, rilanciando il progetto di riarmo generalizzato», hanno scritto gli studenti e le studentesse del coordinamento dei collettivi di Cambiare Rotta, comunicando il lancio della campagna «L’Università non si arruola».

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«Chiediamo l’annullamento di questi tirocini e una presa di posizione pubblica da parte dei rettori coinvolti contro questo genere di esercitazioni che preparano la guerra». La mobilitazione si articolerà in maniera differente nelle diverse città. «Il boicottaggio accademico non ha posto solo il tema della complicità con il possibile genocidio in corso ma ha messo al centro il dato strutturale di come le nostre università siano un vero e proprio tassello dell’industria delle armi e della guerra», scrivono i collettivi sui social ricordando come nelle scorse edizioni professori e studenti di Scienze politiche e Giurisprudenza siano stati fatti imbarcare «a titolo di “political advisors”, “cyberexperts” e “legal advisors”».

«È un tirocinio di guerra che mira a fornire strumenti di giustificazione politica e ideologica alle manovra della marina militare; non si può non notare la gravità di questo tentativo mentre la nostra marina, con quella francese e tedesca, sta portando avanti una missione come Aspides contro gli Houthi».

Domani alle 15 ci sarà un presidio al ministero degli Interni contro la repressione del movimento studentesco. Il coordinamento dei collettivi della Sapienza è in agitazione permanente in attesa di un incontro con la rettrice Polimeni: «Chiediamo un confronto democratico con la governance della nostra università sugli accordi di collaborazione con l’industria militare